Il Reddito Minimo funzionerebbe a tre condizioni

No Job, no money, now what?

A Maggio l’occupazione è calata (- 63 mila posti di lavoro) e la povertà è aumentata (i cittadini sotto la soglia di povertà sono 10 milioni), così come cresce ancora il numero degli sfratti, i disoccupati sono più di 3 milioni e 300 mila mentre i precari sono circa 3 milioni (in calo solo grazia all’effetto decontribuzione conseguente alla stabilizzazione). Per la lotta alla povertà e per rilanciare i consumi la misura più efficiente da adottare potrebbe essere il Reddito Minimo Garantito, offerto a disoccupati e precari (sotto forma di integrazione salariale), spesso confuso con l’utopistico e inattuabile reddito di cittadinanza, che, invece, verrebbe offerto a tutti i cittadini, indistintamente dalla situazione economica che arriverebbe a costare più di 300 miliardi l’anno (solo il partito Podemos, in Spagna, lo ha proposto all’interno del proprio programna economico, prevedendo l’insostenibile costo di 145 miliardi di euro l’anno). In Italia favorevoli al RMG sono Movimento 5 Stelle, che ha organizzato il 9 maggio la marcia Perugia-Assisi per richiedere la sua attuazione e ha presentato una proposta di legge, Sinistra Ecologia e Libertà, il nuovo soggetto di sinistra, del fuoriuscito dal PD Pippo Civati, Possibile, l’extraparlamentare Coalizione Sociale guidata dal sindacalista Landini (tra i principali favorevoli troviamo Don Luigi Ciotti) e alcuni esponenti della minoranza dem. Il M5S propone un Reddito Minimo, chiamato anche reddito di dignità, di 780 euro lordi mensili (9360 euro annuali, reddito che verrebbe tassato al 23%, trovandosi nel primo scaglione IRPEF) , che verrebbe assegnato a tutti coloro che non arrivano a tale soglia, pretendendo la ricerca attiva di un lavoro (e dopo il rifiuto a tre offerte lavorative decade il beneficio)  e tenendo conto del reddito familiare, delle persone all’interno dello stesso nucleo che ne beneficiano e dei familiari a carico (quindi i paletti lo traformano da un sussidio ai singoli cittadini ad uno a base familiare). Se anche in Italia, rimasto unico Paese nell’UE senza reddito minimo (anche in Grecia, infatti, è stato istituito), dovesse essere applicato così come formulato dai pentastellati costerebbe 17 miliardi; secondo alcuni economisti come il presidente dell’INPS Tito Boeri, che aveva proposto un reddito minimo solo per gli ultracinquantenni disoccupati, i calcoli sono approssimativi e il RMG del M5S potrebbe costare almeno 2 miliardi in più, mentre secondo l’ISTAT costerebbe allo Stato “solo” 14,9 miliardi di euro e il beneficio raggiungerebbe 2 milioni e 759 mila famiglie (il Reddito Minimo proposto da SEL costerebbe 23,5 miliardi). Sempre dal partito di Beppe Grillo sono state elencate le coperture finanziarie (per la prima volta è un approfondimento economico sicuramente limitato ma non populista), dal taglio alle spese inutili sui beni intermedi al taglio delle auto blu dei dirigenti sanitari (piccola digressione per dire che costano quasi un miliardo di euro ed è assolutamente evitabile la concessione e l’utilizzo da parte di questi). Sicuramente è una misura attuabilissima “antipovertà” (nonostante venga accusata di assistenzialismo) ed è una soluzione per far “girare moneta” ma può funzionare solo a tre condizioni, che non corrispondono ad alcune richieste di grillini e SEL:

  • Prima del Reddito Minimo gli sforzi dovranno concentrarsi su una robusta riduzione della pressione fiscale e degli oneri contributivi a carico delle medie e piccole imprese e su un piano di creazione diretta di posti di lavoro per la manutenzione territoriale, per cercare di rilanciare l’occupazione e, poi, combattere la povertà nello sviluppo e crescita economica (inoltre dovranno essere messe in atto politiche attive per l’accompagnamento e l’inserimento nel mercato del lavoro)
  • Affinchè non appaia come disincentivo al lavoro l’integrazione salariale per un precario dovrà portarlo ad un reddito minimo superiore rispetto a quello di un disoccupato: se il reddito minimo di un disoccupato potrà risultare di 550/600 euro netti mensili, quello di un precario dovrà essere di almeno 800 euro netti mensili; fondamentale, per questo, anche una legge sul salario minimo orario
  • Tra i paletti e le limitazioni, oltre a tener conto del reddito familiare totale, bisognerà considerare anche la situazione patrimoniale mobiliare e immobiliare familiare, per ridurre maggiormente il rischio “furbetti”, così come dovrà essere impedito di accedere al beneficio a coloro che decidono di autolicenziarsi senza giusta causa

dalla parte del progresso AA99

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