Islam e terrorismo: distinguere è un dovere

A meno di un anno dal drammatico atto terroristico nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo (7 gennaio), in cui furono assassinate dodici persone e furono gravemente colpite libertà di stampa e di satira, eccone messo in atto un altro, ancora a Parigi (per meglio dire altri, in simultanea), nel cuore di uno stato francese nuovamente ferito ma ancora in piedi. L’attacco terroristico di venerdì sera rappresenta il più cruento avvenuto in Europa dopo quello del 2004 a Beslan, in Russia (386 vittime e 730 feriti), infatti è davvero mostruoso il numero delle persone assassinate, cioè 129, e quello dei feriti, oltre duecento, i quali si trovavano allo Stade de France, per assistere all’amichevole Francia-Germania, all’interno del ristorante Perit Cambodge o dentro la sala da concerti Bataclan per assistere al concerto rock del gruppo musicale statunitense ‘Eagles of death metal’ (pare inoltre che le persone siano state atrocemente freddate una ad una). Non ci sono parole per definire la disumanità dell’accaduto e i messaggi di solidarietà e di vicinanza arrivati da ogni dove sono la vera risposta all’attacco, mentre l’altro lato della medaglia è rappresentato dagli islamofobi, ovvero chi sovrappone Islam e terrorismo, infatti fanno letteralmente rabbrividire la propaganda, del tutto fuori luogo, e lo “sciacallaggio” di gran parte destra ed estrema destra italiana, pronta a speculare sull’immenso dramma per accrescere il consenso, così come non si può che definire becera, ingiusta e d’estrema demagogia la prima pagina di sabato del giornale diretto da Belpietro, Libero Quotidiano (querelato per il titolo), che apostrofa in maniera spregevole i musulmani (si dissocia pure l’esponente di Forza Italia Romani), tutti indistintamente, come non distinse tra terroristi e islamici dopo l’attentato a Charlie Hebdo, infatti allora titolò “questo è l’Islam” (in troppi articoli, anche del Giornale, che descrive come assassina la fede musulmana, e del Foglio, viene considerato l’Islam il vero problema). Dobbiamo renderci conto che le organizzazioni terroristiche, che hanno precisi e inquietanti interessi, speculano sulla religione islamica e il Corano (nonostante il problema della molteplicità di interpretazioni, recita chiaramente nel versetto 32:5: “non uccidere, chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera, chi ne abbia salvato uno sarà come se avesse salvato tutta l’umanità” mentre il versetto 256 sura 2 recita “non vi sia costrizione nella fede”, senza dimenticare i 100 versetti detti “della pace”) per indottrinare chi verrà poi arruolato e il legame tra terrorismo e religione, appunto, viene indotto, perciò il nesso tra cultura e violenza viene appositamente creato e la fede sarà il pretesto per uccidere, farsi saltare in aria o sgozzare e sappiamo bene, invece, che la stragrande maggioranza dei musulmani, primi (Siriani e Iraqeni Sciiti e Sunniti) tra le vittime dell’is e pure i primi a combatterlo (il popolo curdo), condanna il fondamentalismo. Non dimentichiamoci, inoltre, che il poliziotto che perse la vita sotto la redazione di Charlie Hebdo era musulmano, così com’è di fede islamica Safer, un cameriere d’un ristorante parigino, che venerdì ha salvato due donne ferite negli attentati in città trascinandole dentro al locale in cui lavora per soccorrerle. L’Unione Europa dovrà essere più che mai unita (così come dovrà essere la rete d’intelligence delle varie nazioni) per combattere efficientemente il terrorismo, poichè non può essere utile e non deve essere una soluzione plausibile quella di isolarsi e chiudere le frontiere, ugualmente non potrà essere condivisibile un’eventuale sensibile riduzione generale della privacy e l’utilizzo delle intercettazioni (visto che sono sotto gli occhi di tutti i gravissimi risvolti del controllo di massa negli Stati Uniti con i vari scandali dell’NSA) per il contrasto al terrorismo, rischiando di trasformare un’operazione di questo tipo in un pericolosissimo boomerang (bisognerà rafforzare le misure di sicurezza, soprattutto nei punti maggiormente a rischio, spingere per la costituzione di un governo di solidarietà nazionale in Libia pronto a fronteggiare la drammatica situazione e ci dovrà essere una reazione organizzata sul fronte siriano: la soluzione più efficace, purtroppo utopistica a causa della centinaia di miliardi che muove, sarebbe un ripensamento a livello mondiale riguardo i piani di produzione e di vendita d’armi). Dunque all’interno dell’UE non dovranno essere messi in discussione i valori basilari della società occidentale, come la libertà di culto, il rispetto di quello altrui e l’accoglienza di profughi disperati seppur di diverso credo (purtroppo molte, troppe, persone stanno accusando di buonismo l’occidente per aver concesso troppa democrazia e libertà), invece dovranno essere rafforzati, magari, i progetti d’integrazione, e sarà fondamentale non fomentare la paura nei confronti dei musulmani, indistintamente, e degli immigrati poichè si rivelerebbe un errore fatale, oltre che un’abnorme ingiustizia. Il più grande regalo che possiamo fare all’is, infatti, è proprio considerare tutti i musulmani nostri nemici e potenziali kamikaze o tagliagole, l’islamofobia è un potente alleato dei terroristi, quindi distinguere è un dovere. Stringiamoci tutti intorno alla Francia e a Parigi e cerchiamo di rialzarci, ma auguriamoci anche che il cieco antislamismo e la xenofobia non abbiano la meglio.

#JeSuisParis  image

dalla parte del progresso AA99

16 pensieri su “Islam e terrorismo: distinguere è un dovere

  1. Come per il KKK e per i crociati, e anche per i preti pedofili e attaccati al denaro molti cristiani dicono “Non nel mio nome”, così un miliardo e mezzo di persone di fede islamica possono affermare la stessa cosa per quanto riguarda questo famigerato “ISIS”.

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  2. Condivido il tuo pensiero al 100% e aggiungo la frase di Tiziano Terzani, scritta a suo tempo in risposta a Oriana Fallaci: “il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali.”

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