La legalizzazione s’ha da fare

Mercoledì è stata depositata la proposta di legge per la legalizzazione delle droghe leggere (cannabis e derivati), di cui il Sottosegretario agli esteri e liberale Benedetto Della Vedova è stato il primo promotore; il ddl è stato firmato da 218 parlamentari (intergruppo parlamentare composto da M5S, Sinistra Ecologia e Libertà e alcuni esponenti di PD, Gruppo Misto, Scelta Civica e Forza Italia), ma è sostenuto anche da soggetti extraparlamentari tipicamente antiproibizionisti, cioè Radicali, Rifondazione Comunista ed ecologisti (solo Lega, Fratelli d’Italia-AN e Area Popolare si sono dichiarati totalmente contrari). La sollecitazione più forte per il superamento del proibizionismo è arrivata dalla Procura Nazionale Antimafia, che nella Relazione annuale, pubblicato a Marzo, parla di fallimento della linea della repressione, perseguita negli ultimi anni, e invita la politica ad approvare misure che puntino alla depenalizzazione; infatti la mancata distinzione tra droghe leggere e pesanti (legge Fini-Giovanardi, ritenuta incostituzionale esattamente un anno fa) non ha assolutamente risolto il problema, anzi, lo spaccio è aumentato e di conseguenza è cresciuto il numero dei consumatori. Il disegno di legge impone anche rigidi e sacrosanti paletti e regolamenta l’autoproduzione: ovviamente rimane la proibizione all’uso della sostanza per i minorenni mentre i maggiorenni potranno detenere una modica quantità ad uso ricreativo (15 grammi a casa, 5 grammi fuori) e potranno coltivare fino a 5 piantine (non potrà essere venduto il raccolto); le piantine potranno essere coltivate e lavorate in maniera associata (nei cosiddetti Cannabis Social Club composti da, al massimo, 50 membri), tutto ciò solo tramite apposite autorizzazioni; la vendita al dettaglio avverrà  in negozi (simili a Coffee Shop) che dovranno possedere la licenza dei Monopoli dello Stato; non si potrà fumare in nessun luogo pubblico o aperto al pubblico e restano, naturalmente, le sanzioni in caso di guida in stato di assenza di lucidità (sanzioni che verranno, giustamente, inasprite dalla legge sul reato d’omicidio stradale); una parte dei proventi derivati dalla legalizzazione verrà destinata al Fondo nazionale per la lotta alle droghe. Come prevedibile ci sono state anche dure contestazioni (Giovanardi e co.), innescate dalla dichiarazione di Salvini, che si ritiene favorevole alla regolamentazione della prostituzione e contrario alla legalizzazione della marijuana, considerando il sesso non dannoso mentre la droga sì (simpatica la risposta della radicale Rita Bernardini che considera la frase degna della Ruspa d’Oro). Così come il nazionalpopulista Salvini molti italiani (secondo i sondaggi, comunque, la minoranza) si dice proibizionista, in quanto cannabis e derivati creano seri danni alla salute e secondo loro la legalizzazione accrescerebbe i consumi; sappiamo bene che la cannabis crea, soprattutto, danni cerebrali (dannosi anche alcool, sigarette e potrei aggiungere anche il gioco d’azzardo, tutti legali) ma proibirla, dai risultati ottenuti, non è stata la soluzione adatta per contrastarla e i dati olandesi dimostrano che la legalizzazione (da non confondere con liberalizzazione) non accrescerebbe il numero dei consumatori, anzi lo potrebbe ridurre, in quanto fumare uno spinello non sarebbe più un atto di trasgressione delle regole (le contraddizioni sono davvero poche e deboli). Nei Paesi Bassi, in cui le droghe leggere sono legali da decenni, la media dei giovani che fa uso di cannabis almeno una volta al mese è del 9,7%, percentuale incredibilmente inferiore a quella italiana (28,9%) o tedesca (20,9%), in cui vige il proibizionismo, così come dal 1997 al 2003, in soli sei anni, il numero dei CoffeeShop si è ridotto del 36%, grazie ad un sensibile calo della domanda. Lo Stato italiano incasserebbe dalla tassazione sulla vendita e sulla produzione tra i 6 e gli 8 miliardi di euro (non credo facciano schifo al Governo), al netto dei risparmi sul suo contrasto, cioè altri 1/2 miliardi; verrebbero sottratti quasi 20 miliardi di introiti alla malavita, che oggi ha il controllo sulla sostanza, e sarebbe una mazzata per tutto il mondo della criminalità. Inoltre si aprirebbe una filiera produttiva da migliaia di nuovi posti di lavoro. Per questi motivi la legalizzazione s’ha da fare; se vogliamo superare il fallimentare proibizionismo e vogliamo più soldi allo Stato e meno alle mafie non ci resta che incrociare le dita e sperare di arrivare presto alla svolta sul tema, quindi all’approvazione della proposta di legge.

dalla parte del progresso AA99

6 pensieri su “La legalizzazione s’ha da fare

  1. gran bell’articolo, anche se non sono pienamente convinto riguardo il fatto che probabilmente una legalizzazione farebbe abbassare i consumi. chiaramente a livello “legale” gli acquisti scenderebbero a causa dei vari “tetti massimi” che la legge imporrebbe sui consumi, ma poi bisognerebbe anche andare a vedere chi, nonostante la legalizzazione, andrebbe comunque a comprare marijuana dai vari pusher perchè sforato il tetto massimo mensile di consumazione consentita, o perchè minorenne, o, ancora, per i prezzi più bassi (inevitabilmente un prodotto qualitativamente migliore fornito dallo Stato -con accise messe ad alzare ulteriormente il costo- avrebbero un prezzo minore rispetto alla più scadente erba dello spacciatore).

    ad ogni modo, se vuoi, puoi fare visita al mio blog, dove espongo anche io una mia idea a riguardo:
    https://anonymousignorant.wordpress.com/2015/08/24/perche-dovremmo-legalizzare-la-cannabis/

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    1. Si rdurrebbe il consumo al netto di coloro che vengono dall’estero per usufruire della nuova norma, perchè (i dati olandesi insegnano, da tenere davvero in considerazione la netta riduzione del numero di CoffeeShop nel corso degli anni) l’antiproibizionismo renderebbe fumare uno spinello non più una trasgressione delle regole come oggi… una fetta di mercato nero rimarrebbe, probabilmente, ma davvero limitata…

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      1. La crisi ha investito ogni settore, senza escludere appunto il settore della canabbis. Se non ho soldi, non vado a fare viaggetti ad Amsterdam e di conseguenza il coffee shop si svuota. Per lo stesso motivo, l’olandese squattrinato diminuirà il suo uso di cannabis o ricorrerà all’uso di sostanze di contrabbando, magari qualitativamente peggiori, ma senza dubbio meno costose. E’ vero che l’antiproibizionismo potrebbe normalizzare il gesto del fumare marijuana, svincolandolo dalla sua trasgressione, ma ritengo che, come per alcol e tabacco, i consumi non scenderebbero poi così sensibilmente come si crede! Posto che comunque anche io sono antiproibizionista, come ribadisco anche nell’articolo del mio blog.

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