Grandi opere mai terminate, sprechi enormi, appalti truccati e corruzione… Qualche giorno fa Alfano ha trovato la soluzione definitiva a tutto questo, cioè realizzare il Ponte sullo Stretto.
In Italia realizzare grandi opere, specialmente nell’ultimo ventennio, è quasi sempre stato un suicidio, gli esempi sono infiniti (come le opere stesse): non possiamo non partire dalla Tav, infatti il costo originario di 15 miliardi euro è lievitato a 32 miliardi, il triplo rispetto a quanto speso da Spagna e Francia per la stessa opera, e secondo le stime si potrebbe arrivare, addirittura, fino a 57 miliardi complessivi, senza aprire anche l’altro capitolo, quello del forte impatto ambientale; stessa storia per quanto riguarda il Mose di Venezia, tra una tangente e l’altra, per realizzarlo sono già stati spesi cinque miliardi, mentre in Olanda è costato un terzo. Precedentemente troviamo il caso più eclatante di tutti, quello dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria; i lavori cominciati nel 1964 si conclusero nel 1972, per poi riaprirsi nel 1990, per ammodernare il tratto, e non terminare più. Inoltre, inizialmente, furono spesi, per realizzare i 443 chilometri, 368 miliardi di lire, il doppio rispetto al preventivo e, anche in questo caso, sono state molteplici le infiltrazioni della criminalità organizzata. Anche i numeri degli sprechi economici per le ultime grandi manifestazioni ospitate dall’Italia sono inquietanti: ogni anno lo Stato deve pagare 60 milioni di euro per i mutui accesi prima del mondiale di calcio del 1990, per non parlare poi delle strutture rimaste incomplete; similmente nel 2006 le Olimpiadi invernali, svolte a Torino, sono costate 3 miliardi di euro mentre i ricavi sono stati pari ad un solo miliardo. Ultima della lista l’Expò di Milano, la cui fase di costruzione è stata caratterizzata da lunghi ritardi, corruzione, appalti truccati e tanti arresti. Non può che essere spaventosa, quindi, la cifra totale spesa per le grandi opere, solo alcune di queste davvero utili e completate (solo 8 su 100 arrivano a traguardo), infatti nell’ultimo quindicennio lo Stato ha investito 150 miliardi, al netto delle spese per interessi, che potrebbero aggirarsi tra i 40 e i 50 miliardi; sul totale hanno un peso enorme le spese per i rialzi in corso d’opera (assolutamente irresponsabile l’abuso del rischioso massimo ribasso, che non garantisce alta qualità dell’opera e attira l’interessamento, soprattutto al Sud, della malavita). Sembra evidente che le componenti per accantonare definitivamente il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina ci siano tutte ma, invece, poichè per la nostra classe dirigente la razionalità rimane un optional, il presidente del consiglio, nonchè segretario del PD, Matteo Renzi potrebbe valutare la concretizzazione di un altro grande sogno di Silvio Berlusconi, su proposta del Nuovo Centrodestra. Questa volta però l’errore sarebbe fatale, anche perchè sbagliare (riguardo la realizzazione di grandi opere) è umano, perseverare è diabolico. Per anni (e molti anche tutt’ora) si è creduto che le grandi opere potessero essere uno degli unici motori dell’economia e sviluppo del Belpaese, in particolare del Sud, trascurando totalmente, invece, le piccole opere di manutenzione territoriale (puntualmente scartate da Renzi), meno soggette a corruzione, meno a rischio sprechi e sicuramente utili alla collettività (dalla lotta al degrado, alla valorizzazione delle aree verdi e dall’edilizia scolastica all’efficientamento energetico).
Tornando al fantomatico Ponte sullo Stretto, fino ad oggi sono già stati spesi ben oltre 400 milioni di euro tra progetti, studi e voci varie e la sua realizzazione costerebbe (anche se la cifra potrebbe lievitare ancora) 8 miliardi e mezzo (mentre nel 2003 era stata stimata una spesa di 4,7 miliardi), cifra attualmente insostenibile. In caso (e ci auguriamo l’opposto) partissero i lavori per la costruzione dell’opera il rischio di scandali e infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali sarebbe altissimo, ugualmente concreto il pericolo di enormi sprechi che ricadrebbero totalmente sulle spalle dei contribuenti ed è del tutto opinabile che l’impatto sarebbe talmente positivo sullo sviluppo economico del Sud Italia da sostenere una tale spesa, invece di investire gli 8,5 miliardi in settori vitali che necessitano fondi, per esempio nell’istruzione, per il sostegno al reddito o in crediti d’imposta. In Italia la corruzione è il vero cancro della società (costa ai cittadini oltre 60 miliardi), impossibile da estirpare completamente ma combattibile, ovviamente se si vogliono evitare nuovi sciami di scandali non si possono offrire sul piatto d’argento occasioni simili. Secondo alcuni personaggi l’idea propagandistica potrebbe essere stata rispolverata per accaparrere voti in vista delle elezioni regionali e amministrative in Sicilia, in cui appare sempre più probabile la possibilità di un’alleanza PD-Nuovo Centrodestra (a pensar male si fa peccato, ma non sempre…). La speranza che la questione del Ponte sullo Stretto fosse passata di moda, purtroppo, sembra tramontare, quindi l’augurio è di un’attenta riflessione del Governo perchè costruirlo rappresenterebbe un grande schiaffo all’intelligenza e alla razionalità.
dalla parte del progresso AA99