Ambiente: Governo assolutamente insufficiente

Il dato è impetuoso: dal 1950 addirittura un terzo del suolo nazionale è stato cementificato (senza criterio e piani urbanistici intelligenti). La mancata lungimiranza dei vari governi, la poca tutela del territorio e poca attenzione ad uno sviluppo scriteriato (diboscamento e cementificazione in primis) hanno fatto in modo che aree che appartengono a più di 6500 comuni, cioè l’89%, su cui sorgono oltre 6200 scuole e 550 ospedali,  fossero a rischio idrogeologico e le vittime a causa di frane e inondazioni, negli ultimi quarant’anni, sono state circa quattromila. Dopo l’alluvione in Liguria, l’area in cui il tasso di mortalità medio a causa del dissesto è il più alto, la speranza era che finalmente fossero stanziate risorse strutturali per mettere in sicurezza tutto il territorio, invece l’annuncio del ministro dell’ambiente Galletti è stato assolutamente deludente: un solo miliardo all’anno per i prossimi sette (nella legge finanziaria precedente fu stanziata una somma irrisoria, solo 180 milioni per il triennio 2014-2016) mentre ne servirebbero almeno 40 per eliminare totalmente il grave problema (dal 1944 sono i danni causati da frane e inondazioni sono costati 61,5 miliardi). Le responsabilità dell’uomo (sregolatezza assoluta) e delle amministrazioni in queste catastrofi sono evidenti, una tra queste ricade sulle spalle di vari governi, cioè l’aver attuato condoni edilizi (ultimo dei quali nel 2003 dal governo Berlusconi II), il non avere mai realmente perseguito o realizzato leggi efficaci e dure contro l’abusivismo edilizio e il non avere mai stanziato miliardi almeno per le aree a rischio maggiore, fattori che hanno solo peggiorato la situazione. Il decreto Sblocca Italia, cioè nuove trivellazioni, nuovi fondi alle grandi opere inutili e proroga delle concessioni autostradali, è stato un altro segnale molto chiaro lanciato dal governo: l’ambiente viene al terzo posto o forse anche all’ultimo. Le politiche ambientali prioritarie, come la bonifica delle aree maggiormente inquinate e la protezione delle biodiversità (al Nord a grande rischio di perdita), non sono mai state prese in considerazione. Alla fine del mese scorso in 60 mila a Lanciano hanno manifestato contro il progetto Ombrina, cioè nuove trivellazioni nel mar Adriatico, così anche in Puglia alcuni sindaci PD hanno minacciato l’autosospensione in caso non venisse immediatamente bloccato (anche Emiliano ha annunciato che darà battaglia per il contrasto alle trivelle) dal governo una nuova colonizzazione del mare affacciato alla loro terra. Il governo non tocca, o forse nemmeno sfiora, neanche il tema inceneritori, dannosi e costosi (quasi mezzo miliardo di euro), che potrebbero essere assecondati se si mettesse finalmente in campo, a livello nazionale, l’attuabile progetto “rifiuti zero” (cioè favorire il riutilizzo a scapito di inquinamento e discariche), così come lo stesso Renzi è assolutamente favorevole al TTIP (il trattato in corso di negoziato tra UE e USA sul libero scambio tra le due aree) che introdurrà gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) nella nostra economia (oltre a ridurre diritti e garanzie per i consumatori), pratiche di estrazione (fracking) del gas di scisto molto dannose per l’ambiente e imporrà la riduzione dei parametri di salvaguardua ambientale, tutto a vantaggio delle grandi multinazionali. Oggi le energie rinnovabili coprono meno del 18% del fabbisogno italiano, nonostante sia un’energia meno cara e più pulita e con Renzi la percentuale rischia solo di calare, mentre in campagna elettorale per le primarie per la segreteria del PD del 2013 prometteva, addirittura, che con lui l’energia alternativa avrebbe superato il 50% del fabbisogno (promessa, un po’ come le altre, in stile Berlusconi). Unica nota agrodolce è l’imperfetta ma comunque importante legge sugli ecoreati, che da un lato aumenta le pene e introduce nuove doverose norme ma dall’altro può lasciare impunite, per esempio, le stragi ambientali dell’Ilva di Taranto o Porto Tolle (tesi sostenuta e ripetuta più volte dal portavoce dei Verdi Angelo Bonelli), a causa di alcune falle all’interno del provvedimento. Invece sono la tutela dell’ambiente (il quale è un dovere mettere al primo posto), la messa in sicurezza del territorio e tutte le politiche di sostenibilità e green economy che si traducono in un futuro migliore per i nostri figli e per le generazioni che verranno (e su questo bisognerebbe aprire una grande riflessione). E pensare che l’efficientamento energetico degli edifici pubblici (risparmio e benefici ambientali), la valorizzazione delle aree verdi e l’estensione della raccolta differenziata porta a porta, giá sperimentata in moltissimi comuni, significherebbero centinaia di migliaia di posti di lavoro in più…

dalla parte del progresso AA99